Avatar : la recensione

AVATAR
Tra ecologismo spicciolo e fenomeno mainstream

Inauguriamo Interzona con la prima recensione : Avatar di James Cameron (2009/US).

Unpopular opinion : Avatar è il miglior esempio di  flm mainstream che racconta gli effetti del colonialismo.

Ma procediamo con ordine.

Uscito ormai più dieci anni fa , Il film segue le vicende di Jake Sully (Sam Worthington), un ex Marine costretto su una sedia a rotelle che riesce a farsi reclutare nell’avamposto umano sul pianeta Pandora, in sostituzione del fratello morto. Sul pianeta Pandora, una multinazionale sta cercando di sfruttare un enorme giacimento di unobtainium, un raro minerale fondamentale per risolvere la catastrofe ecologica che ha esaurito le fonti di energia della Terra. La ricerca viene affidata a due modelli completamente diversi. Da una parte troviamo la troupe scientifica capeggiata dalla dottoressa Grace Augustine (Sigourney Weaver), desiderosa di confrontarsi con una nuova realtà. Dall’altra invece c’è il dispotico colonello Miles Quaritch (Stephen Lang), molto più interessato alla colonizzazione del pianeta Pandora, rendendo schiava la popolazione autoctona.

Fisher,  nel suo blog K punk, descrive come Cameron sia sempre stato un sostenitore dell’anticapitalismo Hollywodiano.  Nel film infatti i cattivi sono sempre gli stupidi interessi aziendali . Altri esempi di ciò nel lavoro di Cameron si trovano in film come Aliens e il classico Terminator.
Avatar si inserisce nel filone ecologista anti-capitalista trasponendo , in forma sicuramente piatta e moralistica per il grande pubblico, la parabola della morte del pianeta terra attraverso la distruzione della natura e del suo ecosistema.

Fisher ci dice che il film ricorda, seppur in maniera depotenziata  gli immaginari creati nei romanzi di Ursula K. Le Guin (“La città delle illusioni” o ” Il mondo della foresta”) in cui vengono mostrati la contrapposizione tra un capitalismo tecnologizzato e predatore e un organicismo primitivo, ma la possibilità di un anticapitalismo tecnologico sembra non esistere. In questo Avatar si conferma l’ennesima operazione moralistica dove ci viene proposto il “come dovremmo essere” ma senza reale prospettiva di cambiamento. Semplicemente uno specchio della natura predatoria dell’essere umano che mostra l’uccisione della “Grande Madre” ossia il nostro pianeta.

Nonostante la banalizzazione portata avanti da Cameron , interessante invece è l’immagine che ricaviamo dai Na’vi. Essi non sono semplici indigeni volti alla sopravvivenza. Sono  abitanti strettamente connessi con il pianeta e con tutto ciò che lo abita. Essi riconoscono e si riconoscono in un sistema unico.

La natura commerciale di Avatar porta con sè, come abbiamo visto ,  banalizzazioni che si trovano tipizzate in molti grande blockbuster americani : Lotta bene-male , amore romantico, redenzione e vittoria dell’eroe.
Ma alla fine è forse la sua banalità ad essere il suo vantaggio.  Nel raccontare quelli che sono gli effetti del capitalismo e dello sfruttamento sul nostro pianeta fino a prova contraria, Avatar resta il film col maggiore numero di incassi della storia del cinema ( superando Avengers Endgame) sfruttando la tematica ( ahimè sempre più urgente) della crisi climatica. Nessun film mainstream riesce  ancora oggi  a far parlare di sè come quest’ultimo.
Insomma questo film dimostra come il metodo capitalista di appropriazione delle lotte funzioni al suo meglio trasformando un tema cosi importante in puro spettacolo per gli occhi. Esso si trova nella bolla contraddittoria del capitalismo. Parlare male di esso , utilizzandolo.

Per approfondire linkiamo l’articolo di Fisher qui