Recensioni: Under the skin

Tempo di lettura: 3 minuti

Il terzo lungometraggio del regista di videoclip Jonathan Glazer, che nel 2013 ha spaccato il pubblico e la critica, racconta la parabola di una forma di vita aliena sulla terra e vede protagonista una Scarlett Johansson inedita e glaciale. Alcune considerazioni su Under The Skin.

LA TRAMA

Una donna si sposta in un furgone lungo una fredda e desolata Scozia abbordando maschi sui marciapiedi delle strade di periferia. La vediamo portarli per mano dentro case abbandonate e, con il pretesto di sedurli e farli svestire, li lascia risucchiare da una specie di melma nera che prende il posto del pavimento come in un trip psichedelico dai toni oscuri.
La vediamo ripetere questa sequenza rituale di caccia e fagocitamento delle vittime numerose volte.

Ad un tratto però succede che sceglie di interrompere questo rituale di caccia, decide cioè di risparmiare una delle vittime abbordate (un uomo dal volto estremamente deforme) e inizia una sorta di fuga, di vagabondaggio, in uno stato di inquietudine che la porta ad un certo punto a perdersi in un bosco. Qui a seguito di uno stupro se si strappa la pelle, come fosse un vestito, ed è costretta così a sfilarselo e scoprirsi il vero corpo che nascondeva sotto la pelle da umana (una forma aliena di materiale nero levigato sulla sagoma della pelle umana ospitante). Poco dopo aver preso fuoco morirà bruciando in mezzo al bosco.

BODY WITHOUT EMOTIONS

Se vi Γ¨ sembrata poco chiaro il tentativo di riassumere i β€œfatti” di questa scarna trama, non vi preoccupate perchΓ¨ Γ¨ proprio cosΓ¬ il film gioca a svuotare di dialoghi, spiegazioni e introspezione psicologica personaggi ed eventi. Infatti, quello che capiamo o percepiamo della protagonista (interpretata dalla Johansson), della sua storia o del suo scopo per i quale Γ¨ sulla terra Γ¨ pressappoco niente. Come se fosse un involucro di pelle con sotto nulla (o meglio, nulla di umano) lei non parla, se non per sedurre gli uomini con pochi ma educati convenevoli, non perchΓ¨ non sappia ma perchΓ¨ sembrerebbe non abbia nulla da dire. Non vediamo l’ombra di un’emozione sul suo viso e quello che le accade intorno non le stimola alcuna reazione (nΓ¨ paura, nΓ¨ rabbia, nΓ¨ pietΓ , e nemmeno piacere).

Quello che capiamo Γ¨ che il suo unico modo di relazionarsi con spazio urbano prima e naturale Γ¨ attraverso lo strato epidermico della sua tuta. Tutto quello che ha che la aiuta a comprendere e che aiuta noi a comprendere Γ¨ la pelle.

IL CORPO COME MAPPA

In questo film l’elemento che ci ha suscitato interesse Γ¨ il nuovo l’approccio al tema dell’alieno che cade sulla terra. Glazer infatti annullando quasi del tutto la comunicazione verbale e intensificando l’aspetto performativo puro sia della macchina da presa che del corpo dell’attrice, riesce a creare un senso di disorientamento e di slittamento delle nostre certezze. Le coordinate con cui siamo soliti mappare ciΓ² che definiremmo come naturale/normale all’interno dei nostri sistemi di valori (cos’è normale in ambito di corpi e di esseri umani, cos’è naturale in ambito cinematografico e filmico) Glazer lo spazza via con la semplicitΓ  di un corpo alieno che sente suoni e vede forme e colori, e tocca con la pelle.

CosΓ¬ la camera da presa oscilla tra l’approccio quasi documentario (quando la camera accompagna imperterrita la protagonista dentro il suo furgone nel mondo dei terrestri), al suo estremo artificiale, cioΓ¨ quando la visione crea da zero l’ambiente alieno e lo spazio si trasforma in uno sfondo onirico o completamente bianco o completamente nero dove i corpi fluttuano e non c’è niente.

Come in altri film che abbiamo preso in esame in questo blog, Under The Skin Γ¨ uno di quei titoli che portano con sΓ© molte domande, ad esempio: che cos’è la fantascienza e come la si racconta? Ci sembra che questo film di Glazer sia un interessante tassello da aggiungere al puzzle.

Recensione a cura di Donnahayworth94

 

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1 Risposta

  1. Marco ha detto:

    Film incredibile